Distribuzione libraria: chi decide cosa troviamo in libreria?

Una vetrina allestita, una pila di libri in evidenza, una classifica dei "più letti" scritta a pennarello su una lavagnetta. Ogni lettore, entrando in libreria, è portato a credere di trovarsi in uno spazio libero, dove la scelta dei titoli nasce da criteri letterari, gusti del pubblico o semplice curiosità. Ma questa è solo la superficie. Dietro ogni copertina in bella vista c'è una catena di decisioni economiche e strategiche che condizionano – spesso in modo invisibile – ciò che vediamo, tocchiamo e scegliamo.
📦 Le logiche dietro lo scaffale
Il percorso che porta un libro dallo stampatore allo scaffale è più articolato di quanto sembri. La casa editrice pubblica, il distributore si occupa della logistica, e la libreria seleziona (almeno in teoria) ciò che vuole esporre o proporre al pubblico. Ma in questa filiera, la centralità dell'editore non garantisce automaticamente la presenza del libro in libreria.
Molti titoli, anche ben curati, non riescono a superare le barriere della visibilità. Non è questione di qualità letteraria: è questione di spinta promozionale, di ritorno atteso e, spesso, di spazio fisico limitato. Le librerie – soprattutto quelle delle grandi catene – devono ruotare frequentemente i titoli per mantenere viva l'attenzione del pubblico. E non tutti i libri partono alla pari.
🔄 Il ruolo dei distributori
I distributori editoriali svolgono il ruolo di intermediari fondamentali tra editore e libreria. Sono loro a ricevere i volumi dagli editori e a proporli alle librerie, decidendo tirature iniziali, zone geografiche di diffusione e modalità di resa (cioè il rientro degli invenduti). Non impongono, ma orientano fortemente. Se un titolo viene considerato difficile da piazzare, troppo di nicchia, o con basse prospettive di vendita, potrebbe non essere proposto con priorità, o essere gestito con prudenza (poche copie, pochi punti vendita, scarso reintegro).
Al contrario, i titoli dei grandi gruppi editoriali o quelli su cui sono stati investiti budget promozionali importanti ricevono maggiore attenzione: più copie, visibilità in vetrina, segnalazioni dedicate.
In altre parole, il distributore filtra, e il filtro è spesso economico prima che culturale.
🏪 Librerie: scelte o ricezione?
Il libraio, soprattutto nelle catene, riceve liste e proposte già confezionate. Ha un margine operativo limitato, dettato da spazi da riempire e tempistiche da rispettare. La scelta autonoma si riduce – salvo eccezioni – a piccoli inserimenti nel catalogo, o a segnalazioni locali. Nelle librerie indipendenti, invece, permane una maggiore libertà di scelta, ma anche un'esposizione economica più fragile. Accettare un titolo senza garanzie di resa, o che non viene supportato da una comunicazione forte, è un rischio reale.
Il risultato? Molti buoni libri non entrano mai in libreria, o lo fanno per pochi giorni, in pochi esemplari, senza possibilità reale di farsi scoprire.
📉 La visibilità non è meritocratica
La presenza sugli scaffali non è un indicatore di valore letterario. Al contrario, è il risultato di un sistema che privilegia titoli "facili da vendere" o già noti, spesso legati a dinamiche di serialità, influencer, o legami tra case editrici e media. È un sistema che funziona a circuito chiuso: i titoli visibili vendono perché sono visibili, e sono visibili perché sono vendibili.
Nel frattempo, una grande fetta della produzione editoriale – anche curata, indipendente, sperimentale – resta confinata online o nelle mani dell'autore stesso, che deve trovare altre strade per farsi conoscere: fiere, presentazioni, eventi, passaparola.
🎯 Conclusione
Una libreria non è mai neutra. Dietro ogni libro in mostra si nasconde una scelta, una rinuncia, una strategia.
Non tutto ciò che merita arriva agli scaffali, e non tutto ciò che arriva merita davvero.
Per questo Il Calamaio continua a guardare dove gli altri non guardano.
Perché la cultura non è solo ciò che viene venduto, ma anche ciò che rischia di essere dimenticato.