Chi scrive davvero oggi? L’autore nell’epoca dell’intelligenza artificiale

19.05.2025

Intelligenza artificiale e scrittura: l'autore ha ancora qualcosa da dire?

C'è chi promette di farti scrivere un romanzo in 7 giorni.
C'è chi pubblica inserzioni dove mostra un libro impaginato con orgoglio e aggiunge: "Tutto creato con ChatGPT, in meno di una settimana."
E c'è chi, semplicemente, non lo dice, ma da mesi affida a un'intelligenza artificiale l'intera struttura dei propri testi.

Benvenuti nell'epoca in cui scrivere è diventato un gesto tecnico, replicabile, automatizzabile.
Ma se tutto può essere generato, chi è davvero l'autore?
E soprattutto: che valore ha ancora ciò che leggiamo?

📚 Scrivere non è (solo) produrre

Il dibattito sull'uso dell'intelligenza artificiale nella scrittura si concentra spesso sul versante tecnico o legale: chi detiene i diritti d'autore? Chi ha creato davvero l'opera?
Ma prima ancora del diritto, è la cultura a essere chiamata in causa.

Perché scrivere non significa solo produrre contenuto coerente.
Scrivere è assumersi una voce. È fare i conti con ciò che si è vissuto, con ciò che si sa, con ciò che si rischia.
Un algoritmo può imitare lo stile, costruire trame, persino commuovere. Ma non ha memoria, né visione, né urgenza espressiva.
E proprio per questo non può essere davvero autore. Può essere uno strumento. Ma non una coscienza.

🛑 Contro la mitologia dell'efficienza

La cultura della performance, da cui nemmeno l'editoria è immune, ha trovato nell'IA il compagno perfetto.
Così proliferano offerte come:

"Ti insegno a pubblicare un libro in 30 giorni"
"Costruisci il tuo romanzo in 10 capitoli guidati da IA"

Chi scrive da anni, con fatica, dedizione, riscritture, si sente improvvisamente fuori tempo.
Chi vorrebbe iniziare, si illude che basti un prompt ben formulato per diventare autore.
E in mezzo, si rischia di perdere il senso stesso dello scrivere: non un traguardo, ma un processo di trasformazione interiore.

🔍 Che cosa ci serve davvero, allora?

L'intelligenza artificiale può essere un alleato. Un eccellente aiutante.
Può suggerire, organizzare, supportare, proporre alternative.
Ma non può sostituirsi all'urgenza espressiva che distingue un autore da un compilatore.
E il rischio non è solo di leggere testi senz'anima.
Il vero rischio è che un'intera generazione di scrittori si convinca di non dover più passare attraverso l'esperienza per poter dire qualcosa

✍️ Il Calamaio: sguardo critico, non reattivo

Nel nostro piccolo, Il Calamaio vuole essere uno spazio dove l'innovazione non viene temuta, ma nemmeno mitizzata.
Sappiamo che la scrittura cambia, come cambia ogni forma culturale.
Ma crediamo ancora che tra una pagina generata e una scritta con consapevolezza ci sia una differenza visibile, profonda, necessaria.

L'intelligenza artificiale può accompagnare, ma non può sentire.
Può suggerire, ma non può scegliere.
E chi ha ancora qualcosa da dire, lo farà. Magari lentamente, magari con fatica.
Ma con una voce che nessun algoritmo potrà replicare.