OperaCamion 2025: la lirica torna su ruote nelle periferie di Roma

Dal 25 maggio al 22 giugno 2025, le piazze dei quartieri romani torneranno a essere palcoscenico grazie a OperaCamion, il progetto itinerante del Teatro dell'Opera di Roma che da anni porta la grande musica lirica nei territori meno centrali della Capitale.
Questa edizione ha come protagonista Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, in una versione essenziale ma coinvolgente, curata dalla regista Manu Lalli, con la direzione d'orchestra affidata a Carlo Donadio. A dare vita alla scena saranno i giovani cantanti e musicisti selezionati dal programma "Fabbrica" Young Artist Program, un vivaio di nuovi talenti della lirica.
Il camion-teatro, che si apre scenograficamente come un sipario, si trasforma ogni sera in uno spazio conviviale dove musica, comicità e bel canto si fondono. Il pubblico, come da tradizione, è invitato a portare la propria sedia da casa, rendendo ogni evento una vera festa di comunità.
L'allestimento, ispirato al mondo circense e alla commedia dell'arte, unisce arte visiva e vocale in una proposta accessibile e gratuita per tutti, fino a esaurimento posti. Dopo il tour primaverile, è già previsto un secondo ciclo autunnale che toccherà i municipi rimanenti.
Un'occasione non solo per godere della bellezza dell'opera lirica, ma per riportare la cultura al centro del territorio, andando incontro alle persone e abbattendo i confini – sociali e geografici – che spesso separano le istituzioni artistiche dal pubblico.
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Portare l'opera nelle piazze non è solo un esercizio di prossimità culturale: è un atto politico. Significa rovesciare la direzione abituale – non sono più le persone a doversi muovere verso l'arte, ma è l'arte che si fa carico di raggiungerle. OperaCamion racconta questo ribaltamento con leggerezza, ma anche con precisione: perché ogni seduta di plastica poggiata su un selciato diventa, per una sera, un posto in prima fila nel teatro della cittadinanza.
Il Calamaio nasce per cogliere il senso di queste immagini: non fermarsi all'applauso, ma chiedersi cosa ci racconta davvero ciò che vediamo. Perché la cultura, prima di essere consumo, è un'occasione per capire in che direzione ci stiamo muovendo.