Ragione vs Sentimento: lo sport come identità e riscatto

Intervista a Francesca Di Giuseppe, giornalista e autrice
Appassionata di sport e voce etica del giornalismo italiano, Francesca Di Giuseppe è nata a Pescara e da anni racconta il mondo dello sport con uno sguardo attento e personale. È stata direttrice del free press PescaraPescara, attualmente cura la sezione Cultura del periodico Lacerba e conduce il format radiofonico SportivamentEtica. Autrice di saggi e coautrice di testi collettivi, è fondatrice del blog Postcalcium.it, punto di riferimento per chi vuole leggere lo sport "prima e dopo il fischio".
Nel 2024 ha esordito nella narrativa con Ragione vs Sentimento – La partita (Poderosa Edizioni), un romanzo che intreccia crescita personale e passione calcistica, raccontando la storia di Diletta, una ragazza che sogna il pallone ma si trova a scegliere tra l'amore e sé stessa. Ambientato tra le strade d'Abruzzo e i campi di calcio giovanile, il romanzo attraversa le sfide di un'adolescenza divisa tra emozione e ambizione.
In questa intervista esclusiva per Il Calamaio, l'autrice ci racconta la genesi del libro, il valore del calcio femminile e l'importanza di restare fedeli a sé stesse, anche quando la vita ci mette davanti ai nostri "rigori decisivi".
Francesca, nella tua carriera giornalistica hai raccontato lo sport da molte angolazioni. Come è nato il desiderio di trasformare questa visione in un romanzo narrativo?
«Dai tempi della mia laurea nel lontano 2004, sono entrata in contatto con la realtà del calcio femminile. Questo, negli anni, mi ha portato a vedere i grandi cambiamenti che le calciatrici hanno vissuto e stanno vivendo; ragion per cui ho cercato di unire una storia d'amore con l'evoluzione del mondo calcistico femminile, senza abbandonare quelli che sono ancora, purtroppo, i pregiudizi e le problematiche del movimento».
Diletta, la protagonista del tuo libro, incarna una passione autentica per il calcio femminile. Quanto c'è di autobiografico nel suo percorso?
«Molto. Diletta mi somiglia in tante cose. L'unica differenza è che a lei ho voluto dare la possibilità di realizzare il suo sogno: fare la calciatrice».
Il titolo Ragione vs Sentimento è evocativo e diretto. Quando, nella tua vita, ti sei trovata davvero in campo tra queste due forze?
«Spesso, se considero le scelte importanti, le decisioni essenziali nel percorso di vita; praticamente ogni giorno se penso alle piccole cose davanti alle quali va comunque fatta una scelta di testa o di cuore».
La narrazione fonde sport, adolescenza, amicizia e primi amori. Hai voluto dare voce a un'educazione sentimentale o a un'educazione sportiva?
«Bella domanda! L'intento è più sportivo che sentimentale, ma lascio ai lettori la libertà di interpretarlo. Una cosa, però, voglio dirla: praticare sport aiuta a vivere meglio ogni aspetto della nostra vita, anche il sentimento».
Quanto è stato importante, per te, far emergere il calcio femminile in una chiave narrativa che mescola emozione e tecnica?
«Davvero tanto, perché credo sia importante dare voce, con qualsiasi mezzo culturale a disposizione, all'universo delle atlete. Raccontare di sportive, donne che ogni giorno fanno sacrifici e rinunce per raggiungere i loro obiettivi, significa restituire il giusto valore alle loro vittorie, che valgono quanto quelle di un atleta uomo».
Il personaggio di Falco, così carismatico e libero, sembra rappresentare l'altro polo emotivo di Diletta. È stato più difficile raccontare lui o lei?
«Sicuramente lui. È un ragazzo che sa cosa vuole e ama il calcio proprio come Diletta, ma le sfaccettature maschili sono sempre più complesse da analizzare e descrivere».
La protagonista attraversa una crisi profonda, fatta di attacchi di panico e paure interiori. Come sei riuscita a rendere questi momenti così autentici e delicati?
«Pensando a quando siamo di fronte a dei momenti difficili, inattesi, che non puoi controllare ma solo subire. Ho provato a immaginare come si possa sentire un'adolescente davanti al bivio cuore o testa, usando il mio istinto e l'ispirazione del momento. Sono contenta di essere riuscita a esprimere autenticità, grazie!».
A un certo punto del romanzo, Diletta capisce che l'amore non deve annullare la propria passione, ma sostenerla. È questo il vero messaggio della storia?
«Esattamente così: l'amore sostiene, rispetta, accetta e condivide. Non si può morire d'amore e rinunciare a essere se stessi in nome dell'amore. Quello si chiama possesso, controllo, negazione».
Il romanzo è ambientato in Abruzzo, con una forte radicazione locale (Pescara). Quanto è importante per te valorizzare i luoghi attraverso la narrazione?
«Parlare e narrare del proprio territorio è un modo per esprimere l'orgoglio di essere nati lì, in quella città, in quel borgo. Significa anche (ri)scoprire un po' se stessi. Nel mio sangue scorre Pescara, non potrei mai scrivere senza citarla almeno una volta».
Nella sinossi si accenna a un salto temporale di vent'anni e a un finale che riapre una porta tra passato e presente. Possiamo dire che è una partita ancora aperta?
«Chissà… vedremo se Falco e Diletta sono pronti per disputare i supplementari ed eventuali rigori».
Oltre al romanzo, hai una lunga esperienza nel raccontare lo sport etico e sociale. Cosa significa per te comunicare con etica?
«Domanda complessa, ma ti rispondo con una parola: rispetto. Rispettare le opinioni altrui, fare tesoro del punto di vista altrui per allargare i propri orizzonti e, perché no, essere pronti a cambiare idea o ammettere di aver sbagliato».
Come vivi oggi il calcio, sia come giornalista che come donna, in un panorama ancora segnato da diseguaglianze e stereotipi?
«Sono stati fatti tanti passi avanti. Tante colleghe bravissime commentano partite e fanno interviste con grande competenza. E, da donna, penso sia davvero importante tutto questo».
Se potessi lasciare un messaggio alle ragazze che leggono il tuo libro e sognano un campo da calcio, quale sarebbe?
«Non lasciate andare il vostro sogno se ci credete davvero».
Ci puoi anticipare se ci sarà un seguito di Ragione vs Sentimento o se hai in programma un nuovo progetto narrativo?
«Non so se ci sarà un seguito al romanzo. Sì, ho in programma altri lavori editoriali: Quella notte, il mio Heysel, scritto dal collega Luigi Milozzi (in cui sono autrice di contributo e coordinatrice editoriale); I leoni siamo noi, scritto con Massimo Carugno e dedicato ai 60 anni della Vis Cerratina; infine curo la collana antologica Abruzzo d'Autore, ora al secondo volume, con Jonathan Arpetti e David Miliozzi».